Berlino, la città che non dormiva mai
Prendersi una pausa per riflettere
Quando le lancette segnano le 11 di sera, attuale orario del “coprifuoco” tedesco causa CoVid19, il tempo rallenta e Berlino si prepara ad andare a letto.
Ieri notte, rientrando a casa da Kreuzberg a Neukölln, Berlino sembrava una cattedrale vuota. Il suono dei miei passi veniva attutito dalle foglie d’autunno.
La città alle 23 si deve fermare.
Kneipe, ristoranti e späti chiusi.
La gente si ritrova ad essere in strada per un breve saluto prima disperdersi.
Dov’è finito il tanto atteso venerdì?
Il giorno degli opening che precedevano il lungo weekend, quello che per alcuni terminava la domenica sera dopo aver “surfato” da un club ad un altro, a volte senza mai essere andati a letto.
Il giorno dei WG-party, delle feste in casa. Al momento sono vietate anche quelle per comprensibili ragioni.
Il giorno in cui anche quando non avevi intenzione di far nulla, ti ritrovavi catapultato chissà dove.
Quelle notti il weekend incalzava tra sguardi, risate e musica techno.
Ma ieri ho visto un’altra Berlino.
La città era dormiente. Persino le case mostravano poche finestre accese.
Già dalle scale che portano alla U-bahn era percepibile il vibrare dei vagoni mezzi vuoti in arrivo. I volti semicoperti dei passeggeri con sguardi spaesati sembravano chiedere “quanto ancora dovremo aspettare”?
Pensavo a quanto Berlino sia cambiata negli anni.
Quando sono arrivato nel 2011 tutti si presentavano come creativi. E lo erano davvero. Ognuno a modo suo. Ti dicevano di essere una danzatrice, una regista o un fotografo e questa era la norma.
Oggi gli artisti stanno cedendo il passo all’industria delle startup e del social media marketing.
Ma a Berlino, seppur meno di prima ed a più caro prezzo, il weekend metteva d’accordo tutti. Era un frullatore dentro il quale ognuno mischiava sogni e frustrazioni.
Come sarà Berlino, quest’inverno, spoglia della sua veste mondana e libertina? Mostrerà, crudele, il suo lato di città fredda e buia?
Staremo a vedere.
Questa pausa servirà a molti a chiedersi se davvero si vuol vivere qui o se non sia giunta l’ora di rifare un biglietto di “sola andata” per la prossima meta.
Dico che questa pausa è un silenzio necessario, un vuoto che ti mette di fronte alla realtà e che non deve spaventare.
La musica si è fermata per lasciare spazio al silenzio e bisogna cogliere questo momento per alzare lo sguardo e osservarsi, perché la giostra presto ricomincerà a girare e lo farà più forte di prima.
Parola di Life Coach
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